Miseria e nobiltà – La commedia della fame

Miseria e nobiltà è una commedia napoletana scritta da Eduardo Scarpetta nel 1887.
Felice Sciosciammocca, il protagonista della commedia, è un popolano napoletano, perennemente senza soldi, che vive con la compagna Luisella, il figlio Peppiniello, l’amico Pasquale (anch’egli poverissimo), Concetta (moglie di Pasquale) e Pupella (figlia di Pasquale e Concetta).
La trama ruota attorno all’amore tra il nobile Eugenio e la ballerina Gemma. Amore ostacolato dalla famiglia di Eugenio per questioni di sangue. Invece il padre di Gemma, Don Gaetano, apprezzerebbe molto un matrimonio che nobiliterebbe la sua famiglia. Eugenio chiede quindi a Felice e alla sua famiglia di fingersi i propri parenti, in modo da ottenere la mano di Gemma.

E da questo scambio di ruoli nasce tutta la commedia. Felice e Pasquale con le rispettive famiglie faranno la parte dei nobili.
La fortuna della commedia è nota, la interpretò Eduardo De Filippo (figlio, non riconosciuto, di Eduardo Scarpetta), e raggiunse popolarità nazionale grazie al film omonimo di Mario Mattoli con Totò nella parte del protagonista. Il personaggio di Felice Sciosciammocca (nome che in dialetto napoletano suona come “quello che sta a bocca aperta”, quindi il credulone) divenne quasi una maschera; lo stesso Totò lo interpretò anche in altri due film, Un turco napoletano e Il medico dei pazzi.
Questa commedia, che merita di esser vista per mille motivi, ci racconta la distanza tra vari ceti sociali, e lo fa anche attraverso divertenti scene culinarie.
Questa è la celebre “spesa” che Felice dovrebbe fare impegnando il paltò di Pasquale:

Insomma, mangiare è prima di tutto un bisogno. Ma in un altra scena, in cui Don Gaetano invita i “finti nobili” a pranzo, si capisce bene come il mangiare abbia un significato molto diverso per chi non ha fame. Avere dei nobili a pranzo sarebbe un onore per il ricco, ma di origine popolana, Don Gaetano. Ecco la scena:

Pranzare insieme a dei nobili “nobilita”. E’ una questione sociale. Chiaramente per Don Gaetano pranzare con dei nobili è qualcosa che va ben al di là dell’atto fisico di mangiare, significa entrare in un “mondo nobiliare” da cui è escluso, significa un privilegio sociale, significa che probabilmente sua figlia sposerà il nobile Eugenio. Per Felice e Pasquale ovviamente un invito a pranzo significa soprattutto sopravvivere.
Tuttavia il “mangiare insieme” si carica spesso di significati ulteriori, in parte codificati. Per farla breve, invitare a cena una donna non significa solo andare a mangiare 🙂
Vi lascio con la scena forse più famosa, sempre tratta dal film di Mattoli:

Pubblicato da

Alka

Esperto bruciatore di vivande, assiduo frequentatore di tavole calde e paninari vari. Tra i suoi piatti forti il trionfo di uova biologiche con un tocco di sale accompagnate da listelli di pancetta affumicata e la fantasia di tonno e pomodorini su un letto di lattuga fresca.

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